mercoledì 23 marzo 2011

Odissea all'alba. (il thè nel deserto) (I parte) (91 puntata)

Premo sull'acceleratore ma la ruota gira a vuoto sia avanti che in retromarcia. Maledico me stesso e scendo. 
Il sole che batte forte è sempre quello. Sento un gran caldo. 
Mi guardo attorno. 
Solo il deserto.
Avanza verso di me e io cerco qualcosa, dei sassi piatti, delle tavole, qualcosa su cui far scorrere la ruota perchè tiri fuori la macchina dall'empasse in cui si trova. Dio adesso come faccio? 

Il cellulare ha campo e batteria ma non ho soldi! Maledizione perchè non l'ho ricaricato. Adesso come faccio con mia madre? Cerco qualcosa dove far scorrere la ruota ma la terra diventa sabbia, portata dal vento. Scavo nella sabbia trovo qualcosa, qualcosa che somiglia a un femore. Deve essere umano. 
Ma è cilindrico e non va bene. 
Sarebbe meglio fosse il bacino. Che perlomeno faccia conchetta.

E adesso come faccio con mia madre?

Getto via il femore dietro la schiena, va a finire in vetta alla piramide di ossa. 
Non c'è niente da fare: devo cavarmela da solo. 
Vale a dire devo andare a cercare aiuto in mezzo al deserto che avanza.
Il sole mi batte in fronte e mi abbaglia. 
Si appiccica alla pelle la mia maglia.
Il sudore si scioglie sulla mia fronte e gronda dal naso alle labbra. 
Ha un sapore salato. 
Almeno ci fosse il mare con tutta questa sabbia, o un cammello a cui prendere l'acqua dalle gobbe, ma poi penso che non è come si crede da bambini che tengono l'acqua dentro le gobbe, lì c'è il grasso, l'acqua si trovanella pappagorgia.
Vorrà dire che se non me la concede lo squarterò: fortuna che ho il coltellino svizzero con me. 
Ma il caldo è troppo forte e allora mi sfilo la maglietta e resto a torso nudo.

- Non lo fare. Devi coprirti dal sole altrimenti i suoi raggi bruceranno la tua pelle e sarà molto, molto diverso.
- Parli bene tu che sei un negro, la tua pelle è abituata al sole.

Guardo l'uomo vestito di blu che prepara del the, ma senza fornello.


- Nessuna pelle è abituata al sole di questo deserto, che poi la notte si leva il vento e fa un grande freddo. Ascolta le mie parole giovane bianco. Rimettiti la maglia e sopporta il caldo. Adesso che è solo l'alba, vedrai quando viene mezzogiorno. Poi siediti e dimmi cosa vai cercando...
- Un carro attrezzi che mi tiri fuori dal fosso, ma dove lo trovo nel mezzo del deserto.
- Quella è una ricerca accidentale. Chi cerchi per davvero?
- Cerco mio padre.
- Chi era tuo padre, perchè lo cerchi qui in mezzo al deserto.
- Non lo so ma so che è vivo mi è apparso in sogno, credo tu lo conosca.
- Come fai a dir questo?
- Aveva i capelli dello stesso colore del tuo vestimento.
- Dipende se era una guardia o un ribelle.
- Lo chiamano Il Greco.

Soffia forte un colpo di vento. Si alza la sabbia e mi copro gli occhi col braccio.
Lui, impassibile scende il the dalla caraffa alla tazza.

- Come fai a berlo con questo caldo?
- Proprio perchè è caldo disseta meglio.
- Perchè non mi offri allora una tazza?
- Perchè credo non ti piacerebbe...
- Ma a me piace il the...
- Ci credo ma io non sto bevendo quello...

Io chiedo cos'è ma prima che finisca la frase il suo macabro sorriso da solo mi risponde. 
E allora lo guardo mentre beve la sua orina e solo allora mi rendo di conto di quanto sia magro. 
Ingurgita  e si pulisce con il dorso della mano la bocca e poi fa come un inchino e la testa si stacca dal collo e rotola a terra priva di vita. Presto diventerà un mucchio di ossa, di polvere e sabbia sollevata dal vento. Sciolgo il suo turbante dalla testa e senza guardare dentro lo avvolgo alla mia per ripararmi dal sole.
Poi infilo di nuovo la maglietta e mi rimetto in cammino.
Cercando un carro attrezzi e mio padre.
In mezzo al deserto.



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