martedì 28 dicembre 2010

Mio fratello Gano. (81 puntata)

Scena: un uomo seduto ai margini di una festa all'aperto in dissolvenza.
Si intuisce essere una cerimonia a carattere familiare, dagli immancabili tratti estetici latini,  tipo karaoke con musica melodica di merda, palloncini, petardi e similia. 
Potrebbe trattarsi di un matrimonio, un battesimo, una cresima, una prima comunione roba del genere insomma, di quella che inizia a una certa ora della mattinata e termina a una certa di quella successiva e che manda a letto stremati più di un turno di dodici ore in fabbrica. Tranne i bambini. 
Che hanno ancora energia per correre e tirare pallonate, palloncini e sparare proiettili ad aria compressa contro i pavoni stesi in terra privi di vita, da cui si evince l'alto tenore di vita del padrone di casa.
L'uomo inquadrato sta in disparte, là dove non arriva le note delle trottoline amorose tra Minghi e Mietta, getta disperatamente molliche di pane ai pesci rossi come rossi sono i pantaloni che indossa (dettaglio a dire il vero superfluo non fosse che serve a comprendere la pacchianità cromatica dell'intera festa) su giacca bianca sopra una camicia di dubbio gusto floreale e una cravatta argento come del resto le scarpe. Ai piedi delle scarpe una bottiglia di vetro contente una volta wisky o liquori simili.
Una festa tra gente di un certo livello, non si fosse capito. 

domenica 19 dicembre 2010

Let it snow (io, te e Juan Carlos) (80 puntata)

SCENA:
E infatti piove/vorresti uscire raffredarti  insieme aaaaa me/io vestito leggerissimo morrei/e mi abbandonerei/ per veder di nuooovo la vita mia/rapidissimo addio

La musica di Amedeo Minghi si diffonde nella stanza confondendosi al rumore del phon acceso da due ore e trentadue minuti:  da quando Juan Carlos  Mazzantino de la Bagatta, è uscito dalla doccia e, avvolto nell'accappatoio, si masturba ad occhi chiusi  con il riscaldamento sparato a trenta gradi centigradi, mentre la neve cade su Prato senza sosta da ore sulle note di La vita mia che in loop si alterna a 1950 (comunemente detta Serenella)

VOCE NARRANTE:
Prato era in ginocchio, la neve attesa da una settimana non solo era puntualmente caduta, ma era riuscita a sorprendere chiunque. 

Imbottigliamenti, tamponamenti, testa coda, scooteristi sdraiati in terra, massaie a culo all'aria per la strade dove si poteva trovare di tutto, tranne qualcuno che buttasse un pò di sale, diventato nel giro di un paio d'ore più introvabile del coltano.  Mica chiedeva la gente spalaneve, ruspe o caterpillar, elicotteri o i militari mandati dal governo  per stare a giro come scemi per il centro storico.
Sarebbe andato bene anche qualche vigile urbano con un paio di guantacci e due chantilly. Insomma per lo meno un po' di buona volontà da cenciaioli pratesi.

E se le furibonde bestemmie carpiate con triplo salto mortale e mezzo e avvitamento bruciavano nell'aere, ad opera di pendolari, studenti, cittadini e comuni sprovveduti  - che le catene ce l'avevano ma nel portabagagli che se tanto tanto si scioglie la neve si rovinano le gomme - niente potevano contro la lastra di ghiaccio che rendeva improponibile muoversi su mezzi che non fossero corrazzati.

Il sindaco Versi poteva essere felice, una volta tanto stava testa a testa all'odiatissimo rivale Lo Renzo, l'acerrimo primo cittadino fiorentino, da cui era diviso oltre che dallo schieramento politico, da atavico odio campanilistico che porta da sempre i pratesi doc a odiare i fiorentini, da cui dopo anni erano riusciti ad affrancarsi provincialmente, quasi quanto i maledetti dirimpettai pistoiesi.
E chi se ne frega se stava testa a testa per il dilettantismo amministrativo, quel che importava è che una volta tanto non parlassero di lui come di un imprenditore sull'orlo del fallimento e poi in fondo le prime pagine son pur sempre le prime pagine.

mercoledì 15 dicembre 2010

Per mille saette (79 puntata)

- Accomoditi prego.
- Posso davvero?
- Per mille saette! Certo accomodati pure, fai come fossi a casa propria.
- Grazie, ne avevo proprio bisogno...

L'uomo prende un cacciavite e girandolo in senso anti orario all'altezza della tempia sinistra aggancia la vite occipitale e la svita. Apre la calotta cranica posandola sopra il cristallo del tavolo fluttuante davanti al quale siede sulla poltrona ergonomica a lievitazione naturale con massaggio shiatzu incorporato.
Le sette dita della mano si muovono sapientemente tra cavi elettrici, integrati, schede vga e microchip e fibre ottiche.

- AAAAH un po' di manutenzione... ogni tanto ci vuole... un giro di vite...
- Prevenire è meglio che curare, per mille saette!

Poi estrae l'occhio dal bulbo sinistro e con una pelle di camoscio lo pulisce a modo. Lo rinfila nel bulbo, dopo averci spruzzato con una bomboletta spry del grasso sintetico e fa altrettanto con l'occhio destro.
Quello centrale invece sembra non aver bisogno di cure. Per lo meno rimane al suo posto. Tra il naso e le ciglia più in alto e più piccolo degli altri due.

mercoledì 8 dicembre 2010

Come Kim Il Sung (78 puntata)


Luogo della scena : uno scantinato non ben identificato.
In controluce su una sedia con le spalle legate allo schienale e completamente nudo - tranne che per la folta pelliccia di peli autoctoni che da soli determinano il 30% del peso del corpo (il 70% dei quali compresi tra collo, spalle e scapole- siede ALESSIO NINCHERI appena risvegliato dalla secchiata d'acqua diacca scaraventatagli addosso da SS. 

(N.d.A. SS per chi lo avesse già rimosso è il galoppino/fidanzato di NANA' che dopo averlo rapito tenta di torturarlo per metterlo a tacere, quello che parla ssssssssssibilando con uno spiccato accento apuano.)

Partecipano all'azione:
OCCHIO DI CANE: affila le lame delle sciabole con ampi gesti teatrali e ghigno da testa di cazzo.  Impreca per il fatto che si stia perdendo tempo, smanioso di tagliare una nuova testa. 
NANA': seduta su una poltrona di simil pelle umana, con le scale per raggiungerla, con una mano tiene uno specchio nel quale è stata incollata di nascosto una foto  di Charlize Theron, con l'altra una padella nella quale frigge aria fritta secondo la tecnica giapponese della tempura.  Si intuisce essere il suo passatempo preferito.

Incattivita dalla strenua resistenza del prigioniero che, nonostante le terribili torture fisiche e psicologiche cui è sottoposto, sembra non volersi piegare e non risponde cazzo, non risponde alle domande su di lui.
IL GRECO.

Ogni volta che viene nominato IL GRECO parte in sottofondo una musica stile Ennio Morricone e le luci par in controluce passano da 70 a 100%.

In quel momento squilla il cellulare, inquadrato da uno speciale con sagomatore ETC anche se "squillare" non è proprio il termine esatto. Più corretto è dire che improvvisamente il cellulare di NANA' inizia a lievitare nella stanza,  fino a raggiungere il trono di potere accompagnato da una musica celestiale di cherubini e da un'aurea dorata di santità.

Tutti i presenti si paralizzano, SS smette di solleticare la pianta del piede di ALESSIO NINCHERI, OCCHIO DI CANE di affilare le lame e - rivolgendosi verso NANA' - commenta

- E' lui. L'Altissimo. Purissimo. Levissimo: BIANCOPAOLI.
NANA' si getta in ginocchio con fare teatrale manieristico e con la testa chinata risponde. con voce tremante e melodrammatica. 

Si spegnono i controluce e il piazzato. Speciale ad occhio di bue con sagomatore Etc di NANA' prostrata a terra.

venerdì 3 dicembre 2010

Meltemi (il fiocco di neve portato dal vento) (77 puntata)

Valentina costruisce castelli di Gioia
Mentre Philip Shine cerca l'assolo
Soffiando sul palmo della mano 
Si alzan in volo
Coriandoli di stelle
D'oro e d'argento
Si mischian alle note del sax portate gommose dal vento

Danzano in mulinelli
Confondendosi tra i capelli 
Dell'imperturbabile Davidegelli
Sdegnato oltre modo
Dall'ultima sortita
Dai bachi del cervello
Dell'improponibile Cinelli partorita

Philip Shine soffia nell'ancia
Preme i tasti contento
Il vento la poppa la pancia
Il vento
Soffiava nel tempo
Salendo le scale del tempio
Posando il casco e la lancia