Scena: un uomo seduto ai margini di una festa all'aperto in dissolvenza.
Si intuisce essere una cerimonia a carattere familiare, dagli immancabili tratti estetici latini, tipo karaoke con musica melodica di merda, palloncini, petardi e similia.
Potrebbe trattarsi di un matrimonio, un battesimo, una cresima, una prima comunione roba del genere insomma, di quella che inizia a una certa ora della mattinata e termina a una certa di quella successiva e che manda a letto stremati più di un turno di dodici ore in fabbrica. Tranne i bambini.
Che hanno ancora energia per correre e tirare pallonate, palloncini e sparare proiettili ad aria compressa contro i pavoni stesi in terra privi di vita, da cui si evince l'alto tenore di vita del padrone di casa.
L'uomo inquadrato sta in disparte, là dove non arriva le note delle trottoline amorose tra Minghi e Mietta, getta disperatamente molliche di pane ai pesci rossi come rossi sono i pantaloni che indossa (dettaglio a dire il vero superfluo non fosse che serve a comprendere la pacchianità cromatica dell'intera festa) su giacca bianca sopra una camicia di dubbio gusto floreale e una cravatta argento come del resto le scarpe. Ai piedi delle scarpe una bottiglia di vetro contente una volta wisky o liquori simili.
Una festa tra gente di un certo livello, non si fosse capito.
Cambio immagine - flashback:
La scena è in soggettiva. Si vede l'uomo rispondere al cellulare e sbiancare in volto dopo aver detto "hello" (da cui si percepisce che ci troviamo in un paese anglosassone, quasi sicuramente America) e "sono io" (che taglia la testa al toro circa l'italoamericanità del protagonista). L'uomo senza scusarsi coi presenti gaudenti e vocianti si allontana e va verso il giardino in direzione della megafontana dei pesci rossi. Si scopre che la soggettiva è la vista della donna, dalla preoccupazioene percepita dallo spettatore sul suo sguardo è evidente che abbia percepito (ripetizione voluta) che qualcosa di strano sta accadendo a turbare il clima festoso.
Così a passo lento senza farsi vedere segue l'uomo. Lo vede sedersi sulla panchina accanto alla fontana. Se potessimo avvicinarci con un registratore nella sua mente potremmo captare i suoi pensieri correre decodificandolo in un nome che adesso non vi sveleremo per non togliervi la suspense e la curiosità di andare avanti nel racconto.
La donna, alta un metro e settanta, capelli scuri, sguardo un po' elegante e un po' altezzoso, con due occhi penetranti e un naso pronunciato che dona personalità allo sguardo e confonde circa la provenienza dei suoi lineamenti, si avvicina senza fare rumore alle spalle dell'uomo che si capisce - dalla preoccupazione della femmina - poter essere il suo maschio: marito, compagno, convivente che sia, di sicuro colui che dalle convenzioni sociali di appartenenza possiede sessualmente la donna in maniera almeno sulla carta esclusiva, da strage sanguinosa in scoperta di caso contrario.
- C'è qualcosa che non va?
Dice dopo aver posato delicatamente le sue mani sulle spalle dell'uomo che per tutta risposta lancia una nuova mollica di pane nella fontana con i pesci rossi.
- E' tuo fratello vero? Ne ha combinata un'altra delle sua...
- Sì... quella testa di 'minchia di Gano.
- Quanto è grave stavolta?
- Più del solito.
- Ne vuoi parlare?
- Don Caloggero...
- Don Caloggero? Quel Don Caloggero?
- Sì proprio lui...
- Don Caloggero che ti ha dato mano da giovane per...
- ...per aprire la mia prima fabbrica a Baltimora, l'uomo che mi ha fatto diventare il leader mondiale nella produzione di cibo per pesci rossi e tartarughe sì proprio lui...
- Ci sono morti ammazzati di mezzo?
- Divorati dai maiali.
La donna si porta le sue mani alla bocca e straluna i suoi occhi. L'uomo la guarda con lo sguardo di chi è tenuto stretto per le palle dal più feroce e vendicativo dei boss.
- Frank Jandello si fa chiamare adesso il coglione. Io devo andare Meg.
- Dove...
- Devo tornare in Italia. Prima che sia troppo tardi.
NB
L'autore informa che contrariamente a quanto si fa comunemente la mollica del pane è assolutamente nociva per la salute e la sopravvivenza stessa del pesce rosso. Il pane, infatti, gonfiando nello stomaco, può causare al simpatico animaletto domestico dolori gastrici ed esplosione dello stomaco stesso, con conseguente morte.
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