venerdì 11 giugno 2010

Viviano's tears (41 puntata)

Il Viviano piangeva lacrime d'amaro. 
Seduto sulle poltroncine in simil pelle - simil plastica - simil qualche cazzo di qualcosa - nella hall stramaledetta dell'areoporto di Pisa boia. 
Aveva atteso per ore in piedi stremato  ingenuamente con l'interminabile cartello con su scritto chiaramente, in stampatello, l'intero esatto nome "JUAN CARLOS FRANCISCO BENEDICTO PACIFICO FAUSTO MARIA RAMIREZ MAZZANTINO DE LOS FRATES DE LOS PAPAS GAVELLO DE LA BAGATTA".
Che quasi temesse non riconoscerlo dopo tutti questi anni, o che si irritasse leggendo solo parzial versione del proprio nome.
E adesso che aveva saputo, quattro ore dopo rispetto al resto del mondo, del terribile disastro ad alta quota, sopra il mare di Tirrenia, stava con la testa tra le mani sconsolato, che erano morte o giù di lì tutte le persone a cui aveva telefonato.

- Che sia io a portar sfiga?

Pensò dentro di sè il Vannucci Maestro dell'Ottone.

- No non dire così... sono cose che capitano.

Gli rispose Geppo, l'amico (immaginario) dei lieti giorni.


Si alzò dunque con mestizia e raggiunse la sua vecchia Citroen così vecchia da esser di cromatismo e modello indefinito - tendente comunque al color grigio - non fosse per quel foglio rosa di 38 euro di multa per parcheggio non consentito.


Ma il Viviano non ci fece quasi caso e parti sgommando dal parcheggio contromano alla volta di Marina di Vecchiano - per chi non lo sapesse la spiaggia rispetto a Prato più a portata di mano. 

Si fermò al suo ristorantino dove si sparò uno spaghettino tracannando d'amblè un fiasco di vino, riprendendo a bordo della Citroen il suo cammino, prendendo l'autostrada a Migliarino.

Arrivò a Prato tutto una tirata, parcheggiò a lato della strada, prima della zona al traffico limitata. 


Camminava con le gambe barcollando e con la mente divagando, pensando a Leandro, i vecchi tempi, Berta e il Morucci e fu così che arrivò sano e salvo portone con su scritto, tra gli altri,  Vannucci.

Infilò la chiave nella toppa del portone, e salì le scale fischiettando una canzone senza prendere nemmen lontanamente in considerazione che dei vicini potesse suscitare una brusca reazione. 

La solita vecchiaccia,  maledizione, quella a cui per ritorsione toglierebbe la pensione,  gli piantò sulle scale un interminabile pippone su quanto conta nei condomini l'educazione, per la reciproca procreazione... ehm no scusate... coabitazione.

Ma il lapsus non è freudiano perchè come capì tosto il Viviano, la vecchiaccia non si riferiva alla sua libera interpretazione, da Mina "e se domani", ma a ben altri gemiti dis-umani, da coprirsi le orecchie e gli con le mani.

Il Vannucci imbarazzato si chiedeva cosa in sua assenza fosse capitato,  ma quando arrivò davanti alla porta della sua abitazione, comprese che qualcuno era effettivamente entrato, lasciando la porta socchiusa, uscì fuori come una gatta che faceva le fusa. 

E subito dopo in successione un trans rimediato probabilmente alla stazione, almeno a giudicare dal cerone.


- Cosa sta succedendo qua MALEDIZIONE!!!


Entro gridando dentro la sua abitazione ma poi la voce si strozzò per l'emozione, che superò l'irritazione di veder la casa in totale confusione.

- TU TU NON E' POSSIBILE TU DOVEVI ESSERE MORTO!
- Muerto yo? Jamas serà possible...


Vestito di perizoma leopardato che non conteneva l'erezione.

Nessun commento:

Posta un commento