venerdì 16 luglio 2010

Grosso guaio a Chinatown (Lucio il paparazzo) (48 puntata)

La mattina successiva l'assessore Filone mandò i carri armati in via Pistoiese e al suono dell'inno di Mameli cannoneggiò alla cazzo di cane abbattendo il Liceo Livi e un pericolosissimo fioraio cinese, per dare un segnale concreto alla città.
Eccheccazzo!
E al termine della dimostrazione militare annunciò nel corso di una conferenza stampa l'arrivo di  di altri soldati a cercare le chiavi per terra, pardon... a presidiare Chinatown, grazie al benestare del Ministro Maroni. 
Mica cazzi, Maroni!
Conferenza durante la quale il sindaco Versi presentò l'ultima collezione della sua casa di moda di abiti prodotti tra la Cina e la Romania, a dimostrazione che non si trattava di un problema di razzismo verso i cinesi (e i romeni), ma di rispetto della legalità.
Come fosse Antani.
Un plauso bipartisan venne anche dal presidente della Provincia e dal sindaco approssimativo che stecca sempre il congiuntivo della confinante Montemurlo, secondo i quali  "la sicurezza viene prima delle appartenenze politiche e non è nè di destra nè di sinistra." 
E chi glielo aveva chiesto?
L'attentato a Davidegelli, avvenuto nel cuore della notte, veniva riportato sui giornali con tanto di perizia di particolari. 
La Nazione in particolare ci dava dentro con le "testine" ovvero le testimonianze, con tanto di fototessera  da parte di residenti della zona "esasperati dai continui episodi di violenza da parte della comunità cinese".
Lucio il paparazzo lesse tutto  questo e trasalì rischiando di macchiarsi col cappuccino... 
Come erano possibili tante falsità tutte insieme?


Si sedette al tavolino sudicio del bar ed ebbe conferma: l'attentato in cui egli stesso si era imbattuto la sera precedente, nella sua occasionale trasferta pratese per una festa in maschera di dubbio gusto (alla quale si era presentato vestito da scheletro) era diventato il pretesto per dare contro ai cinesi, ma quell'auto non era affatto un auto di cinese così come non lo erano i due attentatori! 
E che diamine qua ci vuole sicuro un po' di deontologia e amore per la verità!

Il paparazzo dall'obiettivo più lesto di tutta Firenze intera, era infatti riuscito a beccare i volti dei due killer mentre sfilavano il passamontagna a bordo della Panda e anche se la qualità della foto non era delle migliori, si capiva che i tratti somatici dei due fottutissimi bastardi non erano certo orientali.
Adesso quelle foto scottavano dentro la card della sua digitale. E chissà quanti euro potevano fruttare.
C'era solo un posto dove andare, il luogo dove la realtà oggettiva trionfava sempre sul cattivo giornalismo, il posto dove la cronaca spinosa era non solo professione ma missione: la sede del Tirreno di Prato.
E da quali altri giornalisti poteva andare se non dalla penna più scomoda della piana: Riccardo Tempestini, che tanto gli aveva dato da lavorare nel corso degli anni con festini in piscina e scandali pratesi.
Lo chiamò al cellulare.
E in quel momento esatto il Morucci si risvegliò dal coma.

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