mercoledì 6 gennaio 2010

> 3°_La mossa del Cavallo.


Bene o male tutti parlano di mio padre. E' sempre stato così e così sarà sempre. E dal momento che io di lui non ricordo quasi niente, i racconti sono tutto ciò che mi rimane, oltre a quell'unico ricordo fisico di quando tornava a casa e mi veniva a cercare, mi sollevava con le braccia e facendomi sedere sopra la spalle, iniziava a correre per la casa facendo "il cavallino".
Mio padre sapeva fare tutto, era un ingegnere meccanico, un inventore, un artista, un imprenditore. E aveva l'ossessione dei cavalli. Li dipingeva, li scolpiva, li costruiva, li fotografava.
Diceva di essere ispirato da una sua musa. Una dea, che gli suggeriva opere e le invenzioni, grazie alle quali aveva costruito l'impero economico, che ci ha permesso di vivere ancora oggi nel lusso, nonostante ci sia la crisi, le fabbriche chiudano e la gente non trovi lavoro e se la prenda coi cinesi. E la fortuna che aveva guadagnato l'aveva investita, comprando fabbriche tessili, uliveti, appartamenti . Fino a quando se ne è andato senza più fare ritorno.

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Dicono che sia scappato con i soldi ma non è vero, dicono sia fuggito per evitare un fallimento ma le sue attività erano e sono ancora in salute, dicono che abbia perso la testa per una donna, ma io non ci credo...
Ero troppo piccolo per capire, mia madre mi disse soltanto che se ne era andato per lavoro, doveva compiere una missione dalla quale non è più tornato.
Mia madre lo considera morto. E non solo lei. Anche la legge. E' stato dichiarato "presunto morto"  e le sue ricchezze sono passate nelle mani mie  e di mia madre che le ha amministrate per me fino a quando ho compiuto diciotto anni.
Tre settimane fa. Mia madre si è circondata di amiche, con la quale esce la sera e passa il suo tempo organizzando party e ricevimenti, e di avvocati, commercialisti e consulenti finanziari che con la scusa di darle consigli per investimenti le spillano soldi dilapidando le ricchezze di famiglia.
Fino ad ora di queste cose non me è mai importato un cazzo.
Ma il Tempestini, mi ha aperto gli occhi. Domani non venderò le mie azioni ai quei bastardi della Nuova Europa. SeL.
E se è vero come mi ha detto il Tempestini che gli uomini non piangono, io dopo averli aperti per la prima volta dopo diciotto anni, asciugo i miei occhi e poi gli chiudo e nella mia mente vedo in controluce cavalli correre verso di me e sento due braccia che mi afferrano e...

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