Spingo il portone. Salgo le scale.
Bianche come le pareti e il soffito.
Mi chiedo a cosa serva l'ascensore se c'è solo un piano.
Ho fatto di tutto per non fare lo sfigato, ma sono in anticipo lo stesso.
Sento il battito del mio cuore amplificato dalle pareti.
Mi guardo indietro.
Vado avanti.
La porta al piano è socchiusa. La apro non senza timore e vedo un uomo e una donna che battono alla tastiera con delle cuffie alle orecchie. Abbozzo un saluto, ma loro non si scompongono. Sembrano catatonici. Decido di andare a destra. Percorro l’ingresso, e lo incrocio che esce dal bagno con la patta ancora aperta e i Ray-Ban agli occhi nonostante la penombra. Un omone sulla sessantina, dalla pelle bianchissima e le spalle da rugbysta.
Non so perchè ma capisco subito che è lui.
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Lui mi guarda va avanti, tira su la cerniera poi si ferma si volta.
- Tu sei...
- io... ho un appuntamento con Riccardo Tempestini...
Mi dà la mano, e io spero se la sia lavata, poi mi guarda con più attenzione e dice
- O in che stato tu sei?
- Niente non è successo niente... sono solo scivolato...
- Come niente… scivolato su due bei cazzotti...
- No... non è niente… a scuola…
- Cazzo! Ma qui va denunciato…
- No che denuncia… tanto un giorno si e uno no… se denuncio poi mi ammazzano per davvero…
- Ah si eh? Ora ci penso io…
E con passo spedito entra in una stanza dove quattro persone, tre donne e un uomo scrivono davanti a un monitor.
- Eeeeh? Vagabondi!!! Ma vi sembra normale che uno va a scuola viene menato un giorno si e un giorno no e voi non scrivere mai una riga e state sempre a grattarvi le palle!!!
- Riccardo ma che cazzo vuoi? Se no hai scopato stanotte sfogati con qualcun altro...
- Vien qua ragazzo fatti vedere… “SE LI DENUNCIO MI AMMAZZANO”… non sapete proprio fare un cazzo…
- Adesso BASTAAAAAAAAA TEMPE HAI ROTTO I COGLIONI IO TI SBATTO FUORI DI QUIIII!
Nasce una lite furibonda. e io mi chiedo cosa ci stia a fare, così mi volto e me ne vado. A testa bassa. Sulla soglia della porta mi sento chiamare
- Ehy dove vai… l’intervista… vien qui!
- Io non voglio noie…
- No che noie… dobbiamo parlare di tuo padre. Lascia perdere per prima… è che mi diverto a fare le rospate a quei dementi dei miei colleghi, hai visto come si sono imbestialiti ah ah ah... che pezzo di merda che sono eh? ah ah ah ah!!!
Seduti uno di fronte all’altro, soli in una stanza.
Io non so da che parte iniziare. I miei piedi ballano sotto la sedia, le mani picchiano sulle mie ginocchia. Lui se ne accorge, si alza e chiude la porta, si siede davanti a me e toglie i Ray-Ban. Mi guarda sgranando gli occhi chiari e mi dice a voce bassa quasi da essere auto ironica
- Tuo padre è ancora vivo e ha bisogno del nostro aiuto. Adesso ti spiego come faremo: domani farò uscire un articolo che scatenerà l’inferno, tu non ti devi preoccupare, nega tutto, ma devi essere deciso capito? Devi diventare un uomo. Figliolo non ti devi fare più menare da nessun bullo a scuola, perché tu sei il figliolo del tu’babbo, tu sei il figlio del personaggio più incredibile, del genio più assoluto che sia mai stato in questa città, tu sei il figlio del Greco! Tu devi sapere cosa è stato tuo padre... non dare retta a quella stronza di Berta tua madre... lei non hai mai capito niente.
Un brivido mi attraversa schiena propagandosi a tutto il corpo.
E poi scoppio a piangere. Con la testa tra le mani. Lui si alza e mi abbraccia.
- Non piangere ragazzo… gliela faremo vedere noi… stai tranquillo… e non ti preoccupare...ci penso io a sistemare Sborra, Sgommata e Bakkio. Ora faccio due telefonate... Parola di Riccardo Tempestini.
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