Mi stendo sul letto ma non riesco a prendere sonno.
Mi fa ancora male la testa.
Colpa di tutto quel Cointreau che ho bevuto e delle troppe Capri che ho fumato.
Lascio cadere il vestito ai miei piedi. Tolgo i tacchi. Indosso la mia vestaglia da notte. Guardo dalla finestra la notte che si posa sulla città. La crisi in fondo è anche questioni di luce e ormai da anni la notte è più buia del solito a Prato.
In camera sua è spenta.
Non è ancora rientrato a dormire. Provo a chiamarlo.
Il suo I-Phone non è raggiungibile.
Mi chiedo come sia stato possibile tutto questo.
Come possa averlo potuto permettere... lasciare scivolare via...
Che stupida che sono stata.
Come ho potuto disfare tutto quello che avevamo costruito insieme, quando eravamo ancora innamorati - se mai lo è stato -prima che partisse per quella dannata missione.
Sapevo in cuor mio che era meglio che rifiutasse. E ci ha provato fino all'ultimo, almeno così ha detto, ma non l'hanno bevuta ed è dovuto partire.
Chissà se è vero, chissà a chi ha mentito.
Ma io come ho potuto essere così ingenua?
Non avrei mai creduto che sarebbe potuto essere proprio mio figlio a farmi aprire gli occhi per farmi render conto di ciò che stava accadendo sotto il mio naso.
Che immagine di me gli avrò trasmesso?
Cosa avrà pensato di me tutti questi anni?
Non me l'ero mai chiesto prima di adesso.
Non lo so perché.
Non lo so.
E' cresciuto con un padre che non c'era e una madre che... sì insomma...
Oddio mica diventerà gay adesso come dice Povia?
Forse perché per anni ho continuato a vedere in lui il bambino timido e insicuro. Sempre incollato a computer e telefono. “Telcoma” lo hanno soprannominato a scuola.
Telecoma...
Lui così diverso dal padre...
E invece senza che me ne accorgessi è diventando piano piano un uomo... e sento che presto se ne andrà. Sì forse è proprio così...
Come dice la mia analista - dal giorno dell'articolo ho dovuto raddoppiare le sedute settimanali - ho timore che possa diventare come il padre e mi ostino a vedere in lui un bambino, per timore di un nuovo abbandono.
L'ho letto anche su Glamour, sono cose che capitano se non le controlli.
Io che non ho voluto ascoltarlo in tutti questi anni, quando mi metteva in guardia da Nanà.
L'altro giorno sono entrata in camera sua, mentre non c'era, mi sono seduta sul suo letto, ho guardato sulla sua scrivania.
Ho trovato tanti di quelle caricature che spiegano più di mille parole, il suo odio assoluto verso di lei.
Mi chiedo quanto ne abbia provato nei miei confronti.
Ma dove sono stata con la testa in questi anni?
No, non posso più vendere, almeno non più di quanto abbia fatto sinora. La trattativa non può andare avanti.
Ho perso un marito non voglio perdere anche il nostro unico figlio. L'unica cosa rimasta ancora intatta di noi due.
Nanà se ne deve fare una ragione e con lei la Nuova Europa S.E.L.
Del resto, dopo il passaggio di proprietà, le aziende sono colate a picco, distruggendo quello che era un impero, il cui nome era conosciuto...
I sindacati sono in rivolta... e i licenziamenti quotidiani.
Quasi mi vergogno a uscire. Cosa può pensare la città di me: sono la donna che ha lasciato dilapidare un impero economico di cui tutti parlano?
La donna che si è fidata della serpe in seno?
Mi chiedo il perché di tutto il suo odio, come ho potuto permetterle di fare tutto questo, come mi possa essere fidata.
Si è infilata tra noi due come un virus come un parassita. Mi ha convinto che era morto o sparito. Mi ha convinto che era la cosa migliore da fare. Vendere e non aspettare.
Solo per invidia.
Ma nessuno sarà mai come Lui.
Nessuno.
In fondo non ancora non tutto è perduto... Se soltanto lui è ancora vivo... se è davvero vivo come sostiene mio figlio e quel giornalista scemo, quel Riccardo Tempestini che lo sta mettendo su, anche contro di me, forse ho il dovere di non lasciare tutto andare.
Come una tela in disfacimento.
Se solo ci fosse una possibilità che lui sia ancora vivo, che lui possa tornare, devo salvare il salvabile, per lo meno per mio figlio.
Almeno da lui non voglio essere odiata.
Mi stendo sul letto.
Sento la testa sciogliersi come la mia mano che scivola sul mio ventre e...
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