giovedì 11 marzo 2010

Il detective Morucci. (21 puntata)

Aveva appena finito di rollare la settiman Golden Virginia della mattinata, si era lamentato ventisette volte del suo mal di schiena (la cui origine restava un mistero per i dottori, italiani e cinesi, di tutta prato), aveva già letto delle ultime malefatte del governo sul sito di repubblica, aveva controllato e visionato i video della giornata di youporn, cercato i dribbling di George Best su youtube e aveva messo a scaricare su emule la scaletta della nuova puntata di Radio Gas, quando, dopo aver già detto "scendo a fumare un cicchino.... Maestro!" venne interrotto dallo squillo del telefono.

"Cazzo. Proprio ora" pensò dentro di sè.
- Rispondere o non rispondere questro è il dilemma!

Declamò ad alta voce il Maestro Casale, alle prese con l'elenco degli abbonati del teatro. 

Il Morucci si voltò, lo guardò negli occhi e in tutta risposta si limitò a scuotere la testa. Alzò la cornetta del telefono e rispose

- prontoteatrometastasiomidica...
- Mauro?
- Sì?
- Mauro Morucci?
- Sono io chi è lei?
- Quel Mauro Morucci che conosco io?
- Dipende signora... facciamo il Mauro Morucci che conosco io se poi magari mi dice chi è lei magari le posso dire se sono il Mauro Morucci che sta cercando o il Mauro Morucci che non sta cercando.
- Sono Berta, ti ricordi di me?
A sentire quel nome il Morucci trasalì e il suo volto divenne più pallido del solito. In compenso scomparve, in un solo istante, il mal di schiena che lo torturava da settimane.

- Berta... certo che mi ricordo di te... come stai? E soprattutto sei libera stasera a cena?
- Sì sei il Morucci che conosco io... sai volevo farti la stessa domanda... avrei bisogno di parlarti, ma preferirei non farlo per telefono. Quindi mi chiedevo se...
- Capisco... Ma di cosa si tratta?
- Beh lo so che sono... quanti anni sono che non ci sentiamo?
- Che non ti sei fatta più risentire? Beh forse da quando ti sei sposata?
- Fai sempre il detective privato?
- Ehm... veramente no sai... sono entrato a lavorare al Metastasio... ormai sono anni... poi di questi tempi c'è crisi... e alla fine ero stanco delle solite storie di corna e vendette... sì insomma chi me lo faceva fare... invece ora ho questo lavorino, certo mi ammazzo di lavoro tutto il giorno, ma di questi tempi, non mi lamento per niente con la crisi e...
- Senti Mauro vengo al dunque: ho bisogno vederti. Mauro. Solo tu mi puoi aiutare. Solo tu. 

Il cuore del vecchio Morucci abbe un sussulto, quel "solo tu" reiterato con cambio di tonalità vocale (dall'amichevole al "solo tu" con voce roca sensuale di donna in difficoltà) gli spalancò più generò più link nella mente e aprì più finestre di quelle che teneva contemporaneamente sul monitor del computer. 
Ripensò alle vespe 50, alle scarpe Valsport, i Rayban a goccia, la musica dei Rem, i colori pastello della sua giovinezza, i mondiali dell'82... e Berta.

- Facciamo alle venti al Caffè del teatro per un aperitivo e poi cenettina alla Veranda che ne dici?
- Direi che si può fare.
- A dopo allora.
- A dopo.
- Alle venti.
- Alle venti.
- Caffè teatro s'è detto giusto?
- Sì lo hai detto te.
- Alle venti al caffè del teatro.
- A dopo.

Riattaccò.
Il Morucci fissò il vuoto con la cornetta sempre in mano. Poi la posò sul ricevitore. E andò nello ufficio-open space del Maestro Casale con in testa "Love will tears us apart" dei Joy Division.

- Ha detto alle venti al Caffè del Teatro vero?
- Ma che minchia ne so io?
- Non sa mai niente lei maestro.
- Mavaffanculo vai Morucci.

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