mercoledì 21 aprile 2010

Io sono un istrione (30 puntata)





















Penzola dal soffitto come l'antenna di un insetto 
Come sonda biomolecolare scorre
Attraversa a me lo sguardo 
Conturbante pensa 
La strada la folla  lo stomaco le gambe
Si muovono telecomandate  la testa gira
Il vomito lo sporco

Lo sporco di asfalto sulla pelle delle mani 
Sul giubbotto 
Bianco sporco come cumuli di neve 
Non sciolti che rimangono 
A distanza di giorni schifosi 
Ai bordi delle strade osceni
In prossimità di incroci urbani

Gocciola lentamente la flebo scorre 
Inesauribile come il tempo 
Nella stanza rumore passi odori 
Asfittici penso Parigi
E val bene una messa
Musica dall'altra stanza voce gracchiante vinile
Aznavour da un vecchio grammofono Venezia è bella ma non ci vivrei

La festa sfuggita al controllo
Lo sferragliare dei freni del treno sotterraneo 
negri negre troie finocchi fighetti nazi stronzi bastardi vecchiacci
tutti si guardano male sul metrò
culi scarpe cosce gonne intuizioni di fiche certezze 
di culi tette odori sguardi sorrisi silenzi attesa 
pedinando culi solitari vedi Napoli e poi muori

La casa devo tornare alla casa
da dove ha avuto inizio
dove ritorno
La scritta Centro Pompidou
Pompa anche tu
Di lì dovrei tornare
Devo solo seguire per il Pompidou


L'occhio che pende dal soffito
So mi guarda mi controlla
Non mi farà fuggire facilmente
Devo studiare la situazione
Devo soltanto aspettare
La visione
Io sono un istrione

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