giovedì 8 aprile 2010

Rialzati subito. (28 puntata)

Mi alzai: un uomo venne verso di me. Capii essere un guardiano. Mi disse che dovevo uscire che il metrò stava chiudendo.
Io mi preoccupai di reggermi in piedi bofonchiai qualcosa in un francese improponibile e senza dire niente presi la via dell'uscita.
Mi trovai a un bivio: volevo prendere il corridoio sotterraneo di sinistra ma il mio corpo barcollava verso destra. Imboccai quell'uscita. Sapevo che non era quella giusta. Ma la forza di gravità aveva invertito la mia scelta. Ed io non potevo oppormi.
Ero terrorizzato. Non potevo rischiare di essere scoperto. quei bastardi mi avevano tolto tutto: soldi, armi, telefono, documenti falsi e soprattutto le istruzioni per poter tornare a casa. In Italia. Quegli idioti.
Tu, Bienvenidos mi chiedi come abbiano potuto, ma io più del come mi chiedevo il perchè , perchè mi avevano fatto questo... i miei COMPAGNI e quella domanda è stata il mio chiodo fisso che mi ha accompagnato per quelle scale mobili che mi hanno trasportato fuori. Come potevano essere stati così stupidi da non uccidermi.
Pensavo solo a restare in piedi a non cadere all'arrivo al piano superiore. Quando uscii  all'aperto vidi di fronte a me Parigi.
Un caleidoscopio di corpi voci movimenti luci colori.
Come una tempesta umana dalla quale temevo restare travolto.
Parigi mi mise paura.

Non capivo niente.
Dove ero.
Dove dovevo andare.
Non sapevo come fare.
Non sapevo cosa fare.
Per la prima volta nella vita mi sentii perduto.
E la tentazione di lasciarmi andare fu più forte di me.
I miei nervi crollarono come le mie ginocchia che si piegarono sotto il peso della mia disperazione lasciando cadere il mio culo su quell'asfalto freddo e sporco attraversato da  rivoli liquidi di qualsiasi genere prodotti dalla bolgia umana di quel capodanno folle.
Bottiglie bicchieri coriandoli mozziconi.
Non me ne fregava un cazzo.

Fu in quel momento che sentii la sua voce dentro la mia testa.
All'inizio non la riconobbi.
Disturbata lontanissima coperta dai frastuoni della festa e della mia testa.
Era Lei.
Mi disse soltanto

"Rialzati subito in piedi".

Io come un automa, come una molla ubbidii.
Poi la voce scomparve ma non importava.
In qualche modo mi rimisi in cammino.
Non sapevo dove andare.
Che direzione prendere.
Ma sapevo che potevo andare.
Lei non mi aveva abbandonato.

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