martedì 11 maggio 2010

"The horror, the horror" (34 puntata)

Guidando il Kimco come una donna in punta di sella, calzando un  morettiano casco a scodella, si fermò al parcheggio della piazza di Oste, tosto.

Scese con la massima indifferenza, quasi come fosse antani e si sbottonò la prima asola del loden sul posto.

Si sgranchì le braccia con un gesto di sportiva esultanza, mettendo involontariamente in evidenza l'orologio al polso di grande eleganza.

Poscia si avviò verso il tombino della piazza senza fare caso allo sguardo di pensionati italiani, lavoratori albanesi, e mamme pakistane e cinesi, né al magrebino che osservava con particolare interesse il motorino.
Don't you know where I come from, yeah...

Ed estrasse dall'interno del loden un piede di porco, ferro forza ferro con la medesima british eleganza, come fosse ad una serata di danza. Il cilindro del tombino  schizzò via, ma non ci fece caso la pattuglia della Polizia.


Gettò nel giardino dell'asilo materno attiguo lo strumento, e si calò come Mickey Rourke nell'ascensore di Angel Heart, accarezzando con una mano il mento.
Dopo essersi passato del Vicks Vaporub sotto le narici del naso come nel "Silenzio degli Innocenti", avanzò nel sistema fognario montemurlese con il coltello tra i denti.


You're the best, forget the rest, tomorrow.
Un rumore improvviso da sotto il pavimento lo spaventa, non osa  pensare chi sia, nemmeno si attenta.
Pensa solo a mettersi in salvo salendo, laddove la creatura non può arrivare, laddove Nanà, depravata carceriera, l'uccello non gli può arpionare.
In piedi sulla sedia, ovvero al riparo dalla sua bassezza, peccato per la catena che proprio non si spezza.


Ma quando vede davanti a sè la sagoma di un uomo altissimo purissimo levissimo e  soprattutto biondissimo, quasi non ci crede, avendo ormai da tempo perso speranza e fede.


Lo vede e lo riconosce e comprende cosa vuol dire, e allora scende dalla sedia con lo stesso ardire.

L'uomo apre il taccuino per zelo, che non s'abbia dire che tutto è sfumato per un pelo.

- Tu devi essere Piliph Shine, sassofonista e inventore, alias Filippo Brilli, artista e pittore. 
Ti recasti al Dolce e Misericordia e venisti rapito e in questo magazzzino angusto requisito, costretto ad accoppiarti con quella donna dai brevi  arti, continuando in questo modo a torturarti...
- Ah non me lo rammentare "the horror the horror" certe cose io voglio solo dimenticare. Tu invece sari il mio liberatore, so già chi ti manda e il mio cuore esulta, dopo tanta attesa e tanto orrore, l'abominio ha contate le ore...

Il prigionierio si inginocchia, prima che ritorni la donna ranocchia.
L'uomo col loden estrae una fantasmagorica pistola e dice una parola sola


- Paura?
- Un po' forse ma a tutto sono pronto, affinchè con l'orrore abbia saldato qualsiasi conto.
- Non temere vedrai per il tuo destino, ho rinvenuto anche il Cinelli, faremo  tanto di quel casino...
- Combatteremo con l'orgoglio dei cavalieri e il coraggio dei Fanti, orsù dunque, liberami da questa prigione, della Sala Banti. Noi della vera arte siamo amanti, non quei vermi della Nuova Europa SEL, sottospecie di mercenari e ballerini, pezzenti e furfanti!
- Ricorda sempre che su di noi veglia, una dea saggia e un giornalista dalla mente sveglia.
- Oh se mi dici così non ho più nessuna paura di rituffarmi in una nuova avventura, ma prima di lasciare questa prigione, ti prego farmi togliere una soddisfazione, voglio solo dare l'ultima lezione a una sottospecie di coglione.

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