Premo sull'acceleratore ma la ruota gira a vuoto sia avanti che in retromarcia. Maledico me stesso e scendo.
Il sole che batte forte è sempre quello. Sento un gran caldo.
Mi guardo attorno.
Solo il deserto.
Avanza verso di me e io cerco qualcosa, dei sassi piatti, delle tavole, qualcosa su cui far scorrere la ruota perchè tiri fuori la macchina dall'empasse in cui si trova. Dio adesso come faccio?
Il cellulare ha campo e batteria ma non ho soldi! Maledizione perchè non l'ho ricaricato. Adesso come faccio con mia madre? Cerco qualcosa dove far scorrere la ruota ma la terra diventa sabbia, portata dal vento. Scavo nella sabbia trovo qualcosa, qualcosa che somiglia a un femore. Deve essere umano.
Ma è cilindrico e non va bene.
Sarebbe meglio fosse il bacino. Che perlomeno faccia conchetta.
E adesso come faccio con mia madre?
Getto via il femore dietro la schiena, va a finire in vetta alla piramide di ossa.
Non c'è niente da fare: devo cavarmela da solo.
Vale a dire devo andare a cercare aiuto in mezzo al deserto che avanza.
Il sole mi batte in fronte e mi abbaglia.
Si appiccica alla pelle la mia maglia.
Il sudore si scioglie sulla mia fronte e gronda dal naso alle labbra.
Ha un sapore salato.
Almeno ci fosse il mare con tutta questa sabbia, o un cammello a cui prendere l'acqua dalle gobbe, ma poi penso che non è come si crede da bambini che tengono l'acqua dentro le gobbe, lì c'è il grasso, l'acqua si trovanella pappagorgia.
Vorrà dire che se non me la concede lo squarterò: fortuna che ho il coltellino svizzero con me.
Ma il caldo è troppo forte e allora mi sfilo la maglietta e resto a torso nudo.
- Non lo fare. Devi coprirti dal sole altrimenti i suoi raggi bruceranno la tua pelle e sarà molto, molto diverso.
- Parli bene tu che sei un negro, la tua pelle è abituata al sole.
Guardo l'uomo vestito di blu che prepara del the, ma senza fornello.